Fabio Quagliarella, ex attaccante della Sampdoria e icona del calcio italiano, ha raccontato al Corriere della Sera i momenti più difficili della sua carriera. Una carriera segnata dall’incubo causato da uno stalker che gli ha impedito di realizzare il sogno di restare per sempre al Napoli.
La sua esperienza lo ha segnato profondamente: “Sono stati otto anni di incubo, sognavo di restare al Napoli a vita”, afferma Quagliarella. Una situazione tragica, con montagne di lettere minatorie che arrivavano alla casa dei suoi genitori. “Era un amico che frequentava casa,” spiega l’attaccante, “un poliziotto postale che ci ha distrutti.”
La vicenda ha avuto un impatto devastante anche sulla sua famiglia, con l’attaccante che, tormentato dalla paura, faceva continue telefonate ai suoi cari durante gli allenamenti. “Era un buco nero che ha inghiottito otto anni della mia vita,” racconta Quagliarella con amarezza. “Prima o poi, brucerò quelle lettere.”
Le accuse infamanti includevano pedofilia, camorra, droga e calcioscommesse. Addirittura, una bara con la sua foto apparve davanti a casa sua. “Questa fuga di notizie ha minato il mio trasferimento al Napoli,” continua Quagliarella, “non potevo dire nulla, eppure volevo rimanere al Napoli per tutta la vita.”
La situazione lo ha portato a trasferirsi alla Juventus, mossa vista dai tifosi partenopei come un tradimento. Tuttavia, l’affetto mostrato dai tifosi e colleghi durante la sua permanenza a Torino e successivamente a Genova ha confortato Quagliarella. “Oggi, ricevo ancora testimonianze di affetto da parte dei napoletani.”
Il giocatore ha concluso la sua carriera vestendo la maglia della Sampdoria nel leggendario stadio Maradona, un momento che ha definito come “un film, un romanzo bellissimo.”