De Laurentiis: Critiche a Napoli, retroscena e aneddoto juventino

Aurelio De Laurentiis ha concesso un’intervista a RSI, la Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana, partecipando al programma Cliché. Durante il confronto, ha discusso vari aspetti legati al mondo del calcio e alle critiche ricevute nel suo operato come presidente del Napoli.

De Laurentiis ha ricordato il suo approccio iniziale al calcio senza esperienza: “Quando sono arrivato nel mondo del calcio, non sapevo nulla. Quando mi parlavano del 4-4-2, pensavo fosse un modo di sedersi a tavola.” Ha però sottolineato come il cinema gli abbia insegnato la disciplina e l’amore per il lavoro, con una grande enfasi sull’essere imprenditore piuttosto che un semplice prenditore. L’industria cinematografica, secondo lui, permette una libertà creativa che nel calcio manca, poiché manca una sceneggiatura definita. Anche se ha vissuto vicino alla cultura popolare italiana attraverso i “cinepanettoni”, era evidente il suo senso critico e imprenditoriale.

Riguardo al suo ingresso nel calcio, De Laurentiis ha raccontato di come sia stato incoraggiato a investire nel Napoli, nonostante la propria famiglia fosse scettica: “‘Papà, ma che sei matto!’ acquistarono il club quando era fallito. Senza calciatori né apparecchiature, riuscì a farlo risorgere, trasformandolo in una delle realtà calcistiche più significative a livello mondiale.

De Laurentiis ha dichiarato che le critiche ricevute come presidente del Napoli provengono per lo più da una minoranza di ultras dissidenti: “Fra quelli che vanno allo stadio ci sono un 10-15% di ultras che nella maggior parte dei casi, sono fuorilegge.” Tuttavia, il suo impatto non è passato inosservato neanche ai tifosi di altre squadre, come dimostrato da una curiosa richiesta di autografo ricevuta da un tifoso juventino, che gli disse: “Sì, ma noi un presidente come lei non ce l’abbiamo.” Questo episodio e la conferma del sentimento della maggior parte dei tifosi sono per De Laurentiis motivo di orgoglio, segno della sua unicità come presidente.